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il mondo parla di noi

12 Dicembre 2007

A Trento degustazione memorabile – Civiltà del bere

Civiltà del Bere pubblica un articolo in cui descrive il vino di Azienda Agricola Cantrina, ecco i punti più importanti: (…) Dai vulcani alla morena glaciale con Nepomuceno, Merlot Igt Benaco Bresciano 2003 dell’azienda Cantrina di Bedizzole (Brescia) dove si coltivano solo vitigni internazionali. Diego Lavo, proprietario con la moglie Cristina Inganni, ha sottolineato l’importanza proprio di questo tipo di terreno stretto tra depositi fluviali e glaciali che caratterizza il loro Merlot. L’annata è stata perfetta perché una grandinata inattesa a giugno aveva distrutto il 70% delle uve. Questo diradamento forzato, che noi, lucidamente, non avremmo avuto mai il coraggio di fare, ha consentito un’eccellente maturazione dei grappoli ricchissimi di glicerina e di alcol. (…)

Libero esercizio di Stile – Ambiente Europa

pubblicato il 12 Marzo 2009
Cantrina è un piccolo borgo della Valtènesi che dà il nome alla piccola azienda agricola nella quale Cristina Inganni e Diego Lavo affrontano il lavoro in vigna e in cantina. Sono convinti che il vino debba esprimere personalità, unicità e saper parlare del proprio territorio di origine. I terreni su cui si trova l’azienda danno vini strutturati, di buon grado alcolico, di buona mineralità e di elevata acidità. Vini longevi che nascono nel naturale rispetto dell’interazione tra il suolo e vigneto. (…)

Cristina Inganni – Terre

pubblicato il 1 Marzo 2009
LO STILE DI UN’IMPRENDITRICE NEL SETTORE VINICOLO, CHE NON INSEGUE LE REGOLE DEL MERCATO, MA PRODUCE QUELLO CHE PIÙ LE PIACE, CONTANDO SULLE PROPRIE CAPACITÀ. Facile cadere nella banalità o nella retorica. Una donna imprenditore, una donna che “fa” vino, e dare stura a tutta una serie di luoghi comuni, anche se nobilitati dalle migliori intenzioni. L’antidoto però è di altrettanto facile reperimento: è sufficiente ascoltare Cristina Inganni mentre parla dei suoi progetti, perché ci si concentri sulla sostanza, si dimentichi il formalismo. In una fase della viticoltura italiana che vede quasi esplodere la ricerca dei vitigni autoctoni, le sue scelte sembrano, a un primo esame, andare controcorrente: i grandi risultati li ottiene con Sauvignon, Semillon, Chardonnay, Merlot, Pinot Nero, Riesling ... Ma è immediata la risposta “A mio avviso è più facile identificare il “terroir”, l’identità del territorio, nei vitigni internazionali “, come accade con le persone che da paesi lontani approdano a luoghi che, piano piano, li trasformano, aggiungendo, modificando tratti e modi fino a renderli qualcosa di unico, ibridi carichi di un fascino singolare. E la considerazione non si scontra con la tipicità, anzi “i vitigni autoctoni sono un patrimonio, un patrimonio da tutelare” ma è dal confronto, dalla pluralità delle scelte che possiamo arricchire il mondo del vino.

Bordolesi orgogliosamente italiani – Giornale di Brescia

pubblicato il 29 Novembre 2008
E i bresciani? Pochi ma c’erano e non sfiguravano affatto. La presentazione piuttosto dispersiva dei vini non ci ha consentito di trovarli tutti. A presentare i loro prodotti c’erano comunque Cristina Inganni con il suo pluripremiato Nepomuceno e Giovanna Prandini con il nuovo nuovissimo Leonatus. Sono entrambe Merlot in purezza. La Fratelli Berlucchi, rappresentata dall’enologo Casare Ferrari, c’era con Casa delle colonne (dove il Cabernet è solo Franc), ma accanto abbiamo trovato un Deressi di Majolini che ha una sconfinata eleganza ed un Nero d’Ombra di Mirabella altrettanto elegante, ma fin troppo austero. Le aziende ne producono pochissimo e ne parlano quindi poco. Un po’ di più è il San Carlo di Barone Pizzini mentre di nuovo pochissimo è il Cabernet Montezalto della San Giovanni.