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il mondo parla di noi

1 Luglio 2009

Esercizio di Stile – Golf for Passion

(…) Cantrina, il borgo della Valtenesi, dà il nome all’azienda agricola nella quale Cristina Inganni e Diego Lavo affrontano il lavoro in vigna e in cantina, convinti che il vino debba esprimere personalità, unicità e saper parlare del proprio territorio di origine. I terreni su cui si trova l’azienda danno vini strutturati, di buon grado alcolico, di buona mineralità e di elevata acidità. Vini longevi che nascono nel naturale rispetto dell’interazione tra il suolo e vigneto. Cantrina (www.cantrina.it) si dedica alla produzione di vini di medio e lungo invecchiamento, per lo più staccandosi dai disciplinari di produzione delle DOC locali per ottenere maggiore libertà di azione sulle scelte di cantina, variabili anche in base alle annate. Unica eccezione il Groppello, di recente introduzione, giusto omaggio al vitigno tipico della zona. Il Nepomuceno è il vino di spicco della cantina: IGT benaco bresciano rosso è un vino a base Merlot caratterizzato dalla presenza di piccole quantità di Marzemino e Robo, che trae la sua peculiarità dalla surmaturazione “a solaio” di una parte delle uve selezionate. Morbidezze e sensazioni vellutate in un vino comunque dal grande carattere e struttura, caratteristiche che rappresentano al meglio l’espressione della filosofia produttiva in Cantrina “Libero esercizio di stile”. Spiega Cristina: “libero perché mi piace essere creativa, esercizio perché io chiamo esercitazioni i miei vini, stile perché ognuno di noi possiede il proprio”.

Cristina e Cantrina, le belle dalla Valtènesi – Occidente Gardesano

pubblicato il 21 Marzo 2009
Ci piace affrontare il lavoro in vigna ed in cantina come un ”libero esercizio di stile…”, quindi scevro da preconcetti e condizionamenti, ma nel massimo rispetto delle peculiarità che la natura, dona ai frutti delle nostre vigne. Parole e musica di Cristina Inganni e Diego Lavo, titolari di una delle più belle realtà enologiche della Valtènesi (rigorosamente con l’accento). La Cantrina come la chiamiamo noi, è una piccola azienda nata agli inizi degli anni 90, situata in un piccolo borgo (Cantrina appunto) del comune di Bedizzole. L’azienda si estende su circa 6 ettari ed ha una produzione complessiva di 20 mila bottiglie. Le vigne godono di un microclima e di un terreno molto favorevoli,sole e buone escursioni termiche favoriscono la maturazione delle uve, mentre i terreni di origine morenica riescono a conferire ai vini struttura e freschezza allo stesso tempo.”

Libero esercizio di Stile – Ambiente Europa

pubblicato il 12 Marzo 2009
Cantrina è un piccolo borgo della Valtènesi che dà il nome alla piccola azienda agricola nella quale Cristina Inganni e Diego Lavo affrontano il lavoro in vigna e in cantina. Sono convinti che il vino debba esprimere personalità, unicità e saper parlare del proprio territorio di origine. I terreni su cui si trova l’azienda danno vini strutturati, di buon grado alcolico, di buona mineralità e di elevata acidità. Vini longevi che nascono nel naturale rispetto dell’interazione tra il suolo e vigneto. (…)

Cristina Inganni – Terre

pubblicato il 1 Marzo 2009
LO STILE DI UN’IMPRENDITRICE NEL SETTORE VINICOLO, CHE NON INSEGUE LE REGOLE DEL MERCATO, MA PRODUCE QUELLO CHE PIÙ LE PIACE, CONTANDO SULLE PROPRIE CAPACITÀ. Facile cadere nella banalità o nella retorica. Una donna imprenditore, una donna che “fa” vino, e dare stura a tutta una serie di luoghi comuni, anche se nobilitati dalle migliori intenzioni. L’antidoto però è di altrettanto facile reperimento: è sufficiente ascoltare Cristina Inganni mentre parla dei suoi progetti, perché ci si concentri sulla sostanza, si dimentichi il formalismo. In una fase della viticoltura italiana che vede quasi esplodere la ricerca dei vitigni autoctoni, le sue scelte sembrano, a un primo esame, andare controcorrente: i grandi risultati li ottiene con Sauvignon, Semillon, Chardonnay, Merlot, Pinot Nero, Riesling ... Ma è immediata la risposta “A mio avviso è più facile identificare il “terroir”, l’identità del territorio, nei vitigni internazionali “, come accade con le persone che da paesi lontani approdano a luoghi che, piano piano, li trasformano, aggiungendo, modificando tratti e modi fino a renderli qualcosa di unico, ibridi carichi di un fascino singolare. E la considerazione non si scontra con la tipicità, anzi “i vitigni autoctoni sono un patrimonio, un patrimonio da tutelare” ma è dal confronto, dalla pluralità delle scelte che possiamo arricchire il mondo del vino.